23.10.12

RACCONTI DAGLI ULTIMI AVVENIMENTI...


IL BUCCI e la sua 100 MIGLIA DEI MAGREDI:

Mi ero iscritto non per sfida ma per provare , per capire, per sentirmi su una "vera" Ultra . Non avevo mai superato le 10 ore di gara e pensare che sarei stato sulle gambe per almeno 35 ore, non mi faceva paura ma solo curiosita'.
Correvo sulle strada di casa, quelle della mia infanzia, dove giocavo con gli aquiloni, e i sentieri della mia giovinezza, tracciati da mano maligna con un righello, dalla cima alla pianura, senza tornanti.
Che cosa dovevo temere?
Ero alla ricerca di  un ricordo , un immagine e  profumi gia' noti.
Cosi sono partito.
Ho viaggiato per le prime ore in compagnia, nei terreni  magredili , poi quando la strada si è inerpicata, ho assaggiato la pioggia battente e il vento sferzante sul crinale verso Pcavallo. Eravamo in cinque, e quando mi giravo dietro, vedevole altre quattro frontali, che salivano come faville di un falo' immaginario,perso nella notte e dal vento.
Uscito dalla prima basevita mi sono ritrovato da solo,   per queste valli silenziose, in queste faggete umide costellate di roccette scivolose e foglie autunnali.
Guardando avanti a me , dopo la seconda basevita, con la luce del giorno, ho trovato solo nubi basse che si arricciavano sulle creste e cime disincantate che si frapponevano al prossimo ristoro.
Scivolo, la gamba affonda dentro due rocce, impreco e mi destrico con attenzione.
Sono sempre solo , il cellulare non ha campo, sarebbe un problema affrontare una situazione critica in questo posto.
16 ore in totale solitudine, frammezzate dalla gente ai ristori e dalle facce dei compagni muti e pietrificati alle  basi\ristori.
Esco da caseraValine, mi prendo tutto il tempo nella discesa, ho bisogno di prendermi del tempo,..DEVO prendermi del tempo maledizione, cè qualcosa che non quadra, non riesco a sentirmi ! 
Tuttosommato, non sono stanco, non ho freddo, sono lucido, e ben alimentato.
Provo ad agganciarmi a tre trailer, le donne mi dicono di stare con loro, il maschio (dominante?) dice che posso stare con loro, "basta che no  rompo i coioni ",...ringrazio il comitato per l'offerta, rinuncio e  li lascio andare per la loro strada.
Cosi, alla 24 ora di gara di sono fermato. Era il 100 kilometro. Ca'Selva. 
Il pezzo piu' duro era passato ma  rimaneva la tratta piu' difficile.
Un'altra notte da passare e 60 k da coprire. Non mi stavo divertendo, non avevo nessuno a fianco con cui condividere l'incredibile momento,e il solo pensiero di essere finisher non mi dava nessuno stimolo. 
Avevo bisogno di con-dividere il viaggio ,invece non ero nemmeno in compagnia di Me stesso. 
Cosi,fisicamente a posto, mi sono fermato sulle mie gambe.
Guardando il bacino del lago artificiale,
ho chiuso l'interruttore.
Ho stimbrato il cartellino.
Ho rifiutato quel momento di non-esistenza , di non-presenza e me ne sono allontanato.
Non ne sono pentito, sono solo rammaricato.
Di certo ho fatto una esperienza che non dimentichero',ho capito e ne faro' tesoro.
Urrah, per i Finisher ! Un Grazie , a coloro che mi hanno sostenuto e consigliato ! Lunga vita all'Ultratrail. Bucci


MICHELE DAVANZO e la sua VERONA MARATHON:

La maratona, si sa, è una corsa dura. Il primo maratoneta della storia, povero Filippide, ha fatto in tempo a dire una sola parola quando arrivò ad Adene! Oggi non è così drammatico ripercorrere quei 42.125 metri, ma vi confesso che domenica a Verona non c’è stato molto da ridere. Alla partenza c’erano già più di venti gradi, e lo speaker raccomandava a tutti di bere, di non trascurare nemmeno gli spugnaggi e di perdere qualche secondo per reidratarsi piuttosto che perdere i minuti poi…Il percorso ci illudeva di essere una lunga, leggera discesa verso Verona, ma dopo i primi 2 km abbiamo abbandonato la strada principale per una serie di Sali-scendi tra le colline della Valpolicella; terre bellissime tra vigneti cascine e panorami da incorniciare ma cambi di ritmo continui con brevi rampe anche impegnative di salita, e discese in cui faticavo a non essere contratto. Siamo entrati a Verona attraverso il quartiere di Chievo, con un bellissimo passaggio su una diga, poi lo stadio e il centro storico. Un primo passaggio all’arena al 32km e poi 10 km di pavè e saliscendi cittadini con tre passaggi sull’Adige, su dal ponte, giù dal ponte…
La Veronamarathon si vanta di essere ecologica, quindi niente bottigliette di acqua minerale ma bicchieri di acqua corrente. Iniziativa lodevole, anche se le migliaia di bicchieri a terra forse non sono poi tanto meglio delle tante bottiglie di acqua; con la differenza che bere da una bottiglia è molto più facile, che ci si può magari portare il mezzo litro d’acqua per qualche centinaio di metri e soprattutto che non bisogna aspettare che un volontario (grazie come sempre a tutti i volontari, meravigliosi) riempia bicchieri con una tanica!!!! Da notare che al km 10 l’acqua era finita “avanti, avanti… ce n’è un altro avanti” peccato  che l’altro avanti era al km 15. L’assalto alla fontana di un qualche paese della Valpolicella attraversato, ricordava certe immagine epiche del ciclismo anni 30. E che rabbia se pensavo alle raccomandazioni di bere… mancava l’acqua! Nei dieci KM in centro a Verona ho sofferto molto, avevo sudato tanto e bevuto poco e le salite cui non sono abituato mi avevano appesantito. Mi sono dovuto fermare 2 volte per allungare i polpacci, sentivo imminenti i crampi e nella seconda sosta sono stato superato dai pacers delle quattro ore. Ho ripreso vigore al ristoro del Km 40, ogni volta lo vedo come un miraggio. Da lì all’arena è stato un attimo, tanta gente, tanto calore e tanta emozione attraversando la piazza e poi il cancello dell’arena aperto, una corsia, e dentro con tanta gente che applaude. Emozionante. Direi un tributo alla fatica, nel mio piccolo, e nel piccolo di ciascuno di noi, da gladiatore.
Ah…. Uno sgardo al tempo uffiale 04.00.18 e una occhiata al mio “reale” 03.59.26

1 commento:

G.S.Mercuryus ha detto...

Bel racconto Bucci. La solitudine è spesso un lusso che non ci possiamo permettere.
Ciao, Danilo.