1.9.11

IL SUPERFISIO E LA SUA MITICA UTMB

Stefano MARTINI, il SUPERFISIO, racconta così la sua UTMB, 166km e 9400D+:

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dopo qualche giorno passato a “decantare” e a smaltire la sbornia emotiva dell’intera settimana, ecco che provo a raccontare quella che è stata la mia avventura sul Monte Bianco. In tutti gli sport che ho praticato, ho sempre cercato di partecipare alla manifestazione che li rappresentasse appieno. È stato così per la marcialonga nello sci nordico, con la dolomiti superbike nella mtb, e volevo fosse così anche per il trail. È quale gara meglio dell’Ultra Trail du Mont Blanc si presta a questo scopo? E così via, si prova. E dopo lo sfortunato tentativo dello scorso anno (siamo stati fermati dopo appena 3 ore di corsa) eccomi di nuovo a noleggiare il camper e partire con moglie e nipote alla volta di Chamonix per riprovare ad affrontare il “Gigante Bianco”. Mercoledì mattina sono già in Francia, e nel pomeriggio ritiro il pettorale. E da questo momento si inizia a vivere una sensazione di esaltazione che è difficile da descrivere. Al ritiro pettorali ti mettono al polso un braccialetto che ti “marchia”. Da li in avanti, ogni negoziante, barista, abitante di Chamonix ti identificherà come uno dei partecipanti all’UTMB, e ti guarderà con grande ammirazione. Una sensazione meravigliosa. Come lo scorso anno arrivo accolto da un sole stupendo incastonato in un cielo indaco, che mi permette di ammirare “sua maestà” e il suo nevaio in tutto il suo splendore. Sulle ali dell’entusiasmo arriva velocemente venerdì, e li iniziano le notizie sconfortanti. Dal pomeriggio (ma che è, il meteo si è regolato sull’UTMB?!) è previsto il passaggio di una brutta perturbazione, tanto che l’organizzazione sposta la partenza dalle 18.30 alle 23.30. “Pazienza” mi dico, così avrò tempo di cenare con le mie donne. E puntuale come un orologio svizzero, verso il tardo pomeriggio inizia a piovere. Alle 22 ancora non ha smesso, ma non mi scoraggio, a me il freddo piace, quindi via, indosso i pantavent (la cui presenza tra il materiale obbligatorio mi aveva fatto tanto arrabbiare – ma che cavolo, chi li metterà mai…….?......), la giacca impermeabile e mi avvio.Un po’ alla volta iniziano ad arrivare tutti gli atleti, e lo spazio dietro lo striscione di partenza comincia a farsi stretto. Dei ritardatari che hanno preferito stare al caldo arrivano all’ultimo momento e vogliono a tutti i costi stare davanti. Alcuni li lascio passare, ad altri indico più o meno educatamente il fondo della fila. Ecchecacchio, io per essere li sto prendendo pioggia da un’ora! Arriva il momento, la musica sale di volume, lo speaker alza i toni e via, l’avventura ha inizio! Nonostante l’ora e la pioggia, Chamonix è piena di gente che applaude e ti incoraggia. Dalle transenne spuntano le mani dei bambini che vogliono il “5”, qualcuno legge il tuo nome sul pettorale e ti chiama direttamente…… insomma, l’esaltazione dei giorni precedenti è alle stelle!!! Senza che smetta un attimo di piovere, si passa il primo colle. Non c’è nessuno che parla, e la delusione per le cattive condizioni meteo è palpabile……ma a me chemmefrega? Io con questo clima vado a nozze! E allora via, ho un trittico di 2500mda affrontare, quindi poca sosta ai primi ristori per non prendere freddo e inizia la scalata alla croix du Bonhomme, primo 2500 della giornata (nottata?). Verso le 3 la pioggia comincia a calare e si iniziano ad intravedere le prime stelle. Arrivo verso la cima all’alba, il cielo è tutto pulito….che meraviglia! Mi guardo intorno per ammirare il panorama, ma alla terza “inciampata” decido che forse è meglio se guardo il sentiero! Continua a fare freddo, forse anche perché sono bagnato fradicio (ma sarà sudore o pioggi?). scendo la prima cima e inizio a salire verso il secondo 2500, il col d la seigne……e verso i 200 metri inizia a nevicare! Non qualche fiocco portato dal vento, ma una vera e propria nevicata! Che spettacolo!!! La neve mi da coraggio, continuo a salire di buon passo e supero anche la seconda cima. Non si vede nulla intorno, quindi subito giù verso un bel pianoro, mi fermo a mangiare un po’ della meravigliosa zuppa che c’è ai ristori e via con la terza vetta, sono solo 500 metri ma iniziano a farsi sentire. Ma tengo duro, vedo che la gamba mi sostiene e so che poi ci sarà la picchiata verso Courmayeur. La discesa è bella, ripida e tecnica, di quelle che mi piacciono, e allora giù a tutta fino al paese. Qui si arriva in un bel borgo, con tutte le case di pietra, e allora rallento, lo attraverso camminando e me lo gusto tutto (o mi stavo solo raccontando balle e in realtà ero solo stanco?!?). A Courmayeur c’è la sacca con il cambio, e come avevo previsto faccio una lunga sosta, mangio, mi cambio i vestiti e poi, dopo 50 minuti, riparto.

Mi aspetta la salita al Bertone, che mi hanno detto essere ripida, ma continuo a stare bene e la supero senza problemi. Al rifugio trovo un italiano casinaro che urlava stupidaggini e io, che amo la montagna e il suo silenzio, mi infastidisco e vado via presto senza mangiare molto……CRETINO! I km successivi sono un supplizio. Tra che il percorso sembrava il tratto dopo il Chiggiato al LUT, che io detesto, tra che avevo fame e caldo, fatto stà che il mio stomaco, che fino a quel momento non mi aveva dato problemi come al solito, si è rimesso a fare le bizze. Arrivare al Bonatti è una agonia, e altrettanto trascinarsi giù ad Arnuva. In più mi si era risvegliata una dolorosa tendinite all’achille che mi impediva di tenere un buon passo, e allora basta! Non intendo fare gli 80 km che mancano (nel frattempo l’organizzazione ci aveva mandato un altro sms dicendo di un ulteriore cambiamento di percorso che portava i km da 166 a 170 e il dislivello da 9400 a 9600!) con lo stomaco sottosopra, e decido che la mia avventura ul bianco sarebbe finita li. Chiamo mia moglie che mi “leva da terra” dicendomi di tenere duro, e io anche sapendo che tanti amici mi seguivano su internet e non volendo deluderli, mi imbottisco di zuppa calda, la ascolto e riparto. Un po’ alla volta lo stomaco mi da tregua, il tendine è in sordina (non lo sarà più i giorni successivi…) e riprendo il mio passo. Sul Grand col Ferret tira un vento siberiano, quindi pochi sguardi in giro e via, giù di corsa. Per fortuna le gambe reggono. Arrivo al ristoro de la Fouly prima che faccia buio di nuovo, e sono sorpreso, non ho ancora avuto nemmeno un attimo di sonno. Mi sento bene, ne approfitto e continuo di buon passo fino a Champex, dove l’organizzazione ha predisposto anche dei letti. Io però sto benissimo, forse anche perché so che da li manca poco più di un’ecomaratona, quindi riparto galvanizzato e attraverso una dormiente Champex. Da li il percorso è nuovo, quindi ci si basa sulle indicazioni dei volontari, che sono cmq abbastanza precise. Dopo un “giro di riscaldamento” di 200m D+ si arriva a Martigny, dove inizia la salita vera. 1000m D+ a questo punto mi spaventano, invece mi rendo conto che ormai sono galvanizzato dal passare dei km, e salgo come non salivo nemmeno all’inizio. Guardo l’orologio e vedo che salgo a più di 1000 metri l’ora…..ecche è!? Sempre più gasato scollino e scendo a Trient per l’ultima salita lunga della giornata. Nel frattempo è arrivata l’alba, e salgo senza grossi affanni. Guardo di nuovo l’orologio, ancora 700m l’ora, cacchio, ma sto proprio bene!!! Arrivo a Vallorcine, ma ormai c’è aria di conquista. Nonostante siamo ormai le nove di mattina, l’erba è ancora ghiacciata dalla notte…..ma quanto freddo fa? Ormai però non sento più nulla, arrivo all’ultimo ristoro dove mi fermo pochissimo, le gambe mi permettono ancora di corricchiare, sorprendendo me per primo, e allora ne approfitto e ogni volta che la strada spiana accelero. Si inizia ad intravedere Chamonix, l’adrenalina è alle stelle, e corro ormai di continuo……..fino a pochi km dall’arrivo quando una freccia del percorso indica la destra…..il lato della montagna!!!!! Contrariamente a quanto mi aveva detto una volontaria, mi trovo davanti 200m D+ del tutto inaspettati! Sta per prendermi lo sconforto, fino a li avevo speso molto pensando di essere arrivato, ma inizio a salire e mi rendo conto che ormai l’adrenalina era talmente tanta che non sentivo più nulla. Salgo veloce, in cima corricchio pure, e finalmente inizia la picchiata sull’arrivo. Entrare a Chamonix è un’emozione che non scorderò più! L’ultimo km, o giu di li, era tutto transennato per creare una corsia d’onore, e lungo tutte le transenne non c’era un solo metro libero. Rallento, e mi godo fino in fondo quel momento. È un km lunghissimo, esaltante. Sono solo e tutti tifano per me. Per qualche centinaio di metri capisco come si sente Kiljan (o come si scrive)tutte le volte! Mi fermo ad abbracciare mia nipote, Imbocco il rettilineo finale e mi fermo di nuovo per dare un bacio a mia moglie….e poi supero il traguardo….FINISHER! È stata una gara straordinaria, in ogni metro era palpabile l’emozione che atleti e spettatori provavano. Siamo stati incitati a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ci si sente per qualche giorno dei veri eroi, e si capisce il perché della fama di questa competizione….. ah già, era anche una gara. Beh, anche di quello posso dire di essere contento. È stata l’edizione più dura fino ad oggi, abbiamo trovato ogni condizione ambientale possibile e i ritiri hanno superato il 50%. Io però ce l’ho fatta, e sono venuto a sapere dalla mia esaltatissima nipote che avevo concluso in 186° posizione! Di più veramente non potevo chiedere!L’UTMB non è una gara, è un’esperienza che un ultratrailer deve provare almeno una volta nella vita. Cavolo, vedo ora che il racconto è più lungo della gara!!! Allora chiudo. Ciao a tutti

Stefano.

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Complimenti davvero da parte di tutti noi hai realizzato una grande impresa, ti abbiamo seguito LIVE dal sito e abbiamo cercato di spingerti e incitarti anche da lontano. E' un grandissimo onore vedere al traguardo dell' UTMB una maglia arancio-nera firmata G.S. Mercuryus, ed è merito tuo.

Ecco un piccolo reportage fotografico:

STEFANO TRIONFANTE ALL'ARRIVO DI CHAMONIX

E SCATTA ANCHE L'INTERVISTA FINALE
UNA VOLTA RICOMPOSTO UN Pò DI RISTORO...
E FINALMENTE IL GRANDE TROFEO E UN'IMMENSA SODDISFAZIONE...

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