23.7.08

RACCONTI DELLA TRANSCIVETTA 3

Transcivetta by Fabio Ceol e Andrea Bolzan

FABIO
"Non ho mai affrontato con tanto entusiasmo le corse in montagna, preferisco di gran lunga i rettilinei delle maratone o delle mezze, ma questa volta mi sono lasciato convincere e ho provato a correre per sentieri e irte salite.E' stata un'esperienza fantastica che rifarei subito.La lunghezza del percorso (so già che sobbalzeranno sulla sedia gli amici delle ultratrail!), i paesaggi straordinari (non mi immagino nemmeno come sarebbero stati con il sole!), i rifugi come le cime di una tappa del tour de France con la gente che aumentava con l'avvicinarsi della punta, il "forza Mercuryus" che ormai si sente sempre più spesso da persone che non hai mai visto fino a quel momento (...e ti rendi conto di quanto stiamo diventando famosi e di come il blog è davvero stravisto dai nostri colleghi di corsa...), il percorso da dividere con il tuo compagno di gruppo con il quale puoi condividere incitamento, fatica, sofferenza e gioia incontenibile finale, la caduta e le ginocchia sanguinanti che rendono ancora più eroica l'impresa... rendono veramente MITICA questa corsa!!!Ancora oggi non riesco a piegare il ginocchio destro con facilità e le gambe e le spalle sono ancora un po' imballate di acido lattico ...ma non esiterei un attimo a ricorrere la Transcivetta domenica prossima!!!...e ovviamente un ringraziamento speciale va al mio fortissimo compagno di corsa Andrea!"




ANDREA

Inizio il racconto partendo da lontano: è febbraio quando comincia a frullarmi per la testa l’idea di fare quest’estate, alcune gare in montagna, cosa assolutamente nuova ed inedita per me. L’idea parte dal fatto che da qualche anno mi piacerebbe fare camminate/escursioni in montagna, ma per problemi di logistica famigliare, mi trovo impossibilitato. Ed ecco che le gare diventano un mezzo valido per esaudire questo mio desiderio.
Come compagno d’avventura trovo Fabio Ceol, con il quale mi trovo benissimo e mi sento molto simile a lui, anche lui novello nel settore montano, e quindi mi rendo conto subito che siamo perfettamente sulla stessa barca. Intanto comincio a pormi gli obiettivi in ordine d’importanza: divertirmi, godermi il panorama e il paesaggio circostante, e arrivare al traguardo. Quando poi viene fissata la data dell’ escursione sulla prima parte di gara, do subito la mia adesione, così almeno non parto proprio all’oscuro di tutto.
Nei giorni che precedono la gara il pensiero spesso va a quello che mi aspetta domenica, penso che in salita non sono proprio un fulmine e quindi sarò in difficoltà, ma gioco tutte le mie carte sulla discesa, credo di essere competitivo. Inoltre alterno continui aggiornamenti ai bollettini meteo, a telefonate a Fabio per capire come si sta preparando e quando ci troveremo sul posto di battaglia. Lui mi chiede preoccupato se mi sto allenando, ma rispondo che i miei allenamenti, a parte qualche serata di calcetto, sono fermi da maggio. Quindi nessuna velleità, anzi penso anche che potrei correre con una macchina fotografica in tasca per immortalare lo spettacolo circostante.
Arriva sabato e subito dopo pranzo carico la macchina di bagagli e poi via con tutta la famigliola in quel di Alleghe, giusto in tempo per sistemarci un po’, fare un giro in paese con immancabile visita ai negozi, una camminata sul lungo lago, così anche Alenia si diverte un po’ e viene subito ora di andare a cena su in zona arrivo con tutti i Mercurini presenti tra cui Stefano il nostro Baffo di Varese, che per la prima volta ho modo di conoscere, e devo dire che sia lui che sua moglie sono delle belle persone, mi hanno fatto una buonissima impressione. In compagnia di Roberto vado a vedere l’arco di arrivo, gli ultimi metri di gara e intanto piano piano la tensione cresce ma non si dicono queste cose….
Ed ecco domenica mattina: dopo la sveglia, colazione, bagno, ultima controllata allo zaino per vedere se c’è tutto, e si sale in autobus destinazione partenza Transcivetta.
Alla partenza ultime cose da sistemare, foto di gruppo di rito e attesa per i ragazzi che devono ancora arrivare. Non vedo Fabio, ma ormai tutti sono saliti verso lo start e decido di seguirli, quando mi vedo Fabio che mi viene incontro, mi dice che è salito da una stradina. Deve ancora attaccare il pettorale, cerca uno spillo per bloccare non so cosa, mette la crema per le irritazioni su un sacchettino ma è lampante che è agitato ed io lo seguo a ruota. Intanto provo a scaldarmi un po’ facendo una corsetta fino all’ammasso di gente: cavoli siamo quasi ultimi.
Pian piano saliamo e raggiungiamo gli altri del gruppo e subito c’è lo sparo: partiti!
All’inizio c’è tanta gente e si cammina, poi il gruppo comincia a sgranarsi e si può tentare qualche accenno di corsa. Controllando sempre la posizione del compagno, alterniamo con regolarità corsa e camminata veloce, raggiungiamo Fabio e Daniele, poi Fabrizio e Paolo, poi ancora Adelchi e Roberto ed eccoci al Vazzoler in perfetta condizione, ci sentiamo bene entrambi, ma il bello deve ancora venire e Fabio ancora non sa cosa gli aspetta.
Sul grande prato dove ci buttiamo in una pazza corsa, gli faccio vedere il Tissi lassù in alto e lui: “NOOOOO!!”
Il verticale sentiero è nuovo anche per me e comincio a far fatica, Fabio è sempre davanti, mi viene voglia di fermarmi per riposare, guardare il paesaggio e fare qualche foto, ma .…cavoli la macchinetta!! Proseguo perché siamo in gara e nessuno si ferma e anche se non ho particolari obiettivi, la competizione si sente! Arriviamo in cima e fa freddo ho i brividi. Beviamo qualche bicchiere di sali minerali e tè caldo, facciamo stratching con molta calma e si riparte. La discesa è molto tecnica e pericolosa. E pensare che credevo di fare la differenza, ed invece devo stare attento a dove metto i piedi, Fabio va giù molto meglio di me. Ad un certo punto sentiamo chiamare:”Fabiooooo”. E’ Adelchi che sta scendendo come un missile e in un attimo ci raggiunge, (ma solo perché abbiamo perso troppo tempo al ristoro….) ma va benissimo così. Finita la discesa faccio vedere a Fabio la forcella Col Negro che ci aspetta e lui di nuovo:”NOOOOOO”! Intanto sorpassiamo Adelchi e in prossimità della vetta scorgo tantissime persone arroccate lassù che ci aspettano e mi sento come un ciclista al GPM del Giro o del Tour. Foto di rito abbracciati e giù verso il lago e mentre scendo guardo le facce della gente che ci vede passare credo con ammirazione, tra le quali vedo una coppia di vicini di casa, anche loro appassionati di running, che urlano a squarciagola il loro tifo. Il tempo di avvicinarmi, battere “un cinque”, ammirare la bellezza del lago incastonato tra le rocce che si specchiano nelle sue acque (mannaggia la macchinetta fotografica...), e via di nuovo.
Ultimo ristoro al rifugio e penso dentro di me:”ormai è fatta, siamo degli eroi” e intanto Fabio è sempre lì davanti e di tanto in tanto mi ripete:”Dai che siamo forti, siamo grandi!”
Cominciamo l’ultima discesa e Adelchi ci ha di nuovo raggiunti e superati, e dopo poco ecco che l’imprevisto sempre in agguato esce allo scoperto. Vedo Fabio rotolare sul sentiero pieno di pietre e radici. Dice che gli è mancato l’appoggio ma va tutto bene anche se ha tutte e due le ginocchia sbucciate e doloranti, ma intanto anche Roberto ci ha presi e superati. Anche qui la discesa è tosta e le gambe cominciano a tremare per la fatica, non riesco a controllarle quindi è meglio non rischiare anche se però lì a pochi metri ci sono sempre Adelchi e Roberto. Poi mi sento chiamare: è Nicoletta la nostra fotoreporter pronta a riprenderci. Ma cosa ci fa ‘sta matta quassù a circa 3 km dal traguardo? Capisco che, in quanto a pazzia, non so chi si può salvare all’interno del gruppo.
Alzo la testa e vedo il traguardo piccolo piccolo e per arrivarci bisogna scendere lungo la pista da sci che è veramente pendente ma con gli sci a piedi (d’inverno chiaramente) non te ne rendi conto! Rallento un po’ perché faccio fatica a tenere un ritmo elevato e le gambe continuano a tremare, ma Fabio subito mi rimprovera:” Non andiamo a prendere Adelchi?” Qualche secondo e rispondo: via andiamo e aumento subito la falcata, ma anche loro sono fulmini in discesa. Ma stavolta dopo pochi metri ancora lui dice:”lasciamo stare dai, ho paura di cadere ancora”. Peccato, ma siamo GRANDI lo stesso, anzi GRANDISSIMI! Quindi intravedo in lontananza una macchia arancione con crapa pelata che risale la pista come i salmoni risalgono la corrente del fiume: è Luciano felice di vederci e noi ancora più di lui; il tempo di scambiare un velocissimo “cinque” e via perché ormai c’è solo la “Gloria” ad attenderci (…no no non è una sostenitrice ma è qualcosa che senti dentro e non sai come spiegare).
Ormai si intravede moltissima gente che applaude ai lati del percorso, e l’arco gonfiabile dell’arrivo.
L’emozione sale altissima così come la pelle d’oca; lo faccio presente a Fabio, lui sorride e non dice niente, probabilmente anche lui ha un nodo alla gola che gli impedisce di parlare.
Poco dopo ci prendiamo per mano come due bambini, e percorriamo gli ultimi metri in autentica balìa dell’emozione.
Tagliamo il traguardo comunque in buona condizione, non siamo proprio distrutti, energie ne abbiamo ancora. Vedo tutte le nostre sostenitrici applaudirci, in particolar modo Alenia che batte all’impazzata le sue piccole manine (scusate ma sono un po’ di parte), mi fa subito dimenticare la fatica e non posso far altro che regalarle un sorriso ed un bacio.
Ho vissuto una giornata indimenticabile, con tantissime emozioni che ti rimangono dentro ma che difficilmente riesci a trasmettere, se non le vivi in prima persona.
Voglio ringraziare Fabio che mi ha accompagnato in questa magnifica avventura, tutto il gruppo Mercuryus che mi ha permesso di parteciparvi, Nicoletta instancabile fotografa e sostenitrice, e tutte le fidanzate/mogli presenti alla manifestazione.
P.S. credo di essere già stato contagiato da questa nuova malattia per la montagna!!

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