14.2.12

CIASPALONGA DELLE MARMAROLE


By Daniele Coco:

Ciaspalonga delle Marmarole – 11 febbraio 2012

Tutto era iniziato un po' di tempo fa- un paio di amici, ancora d'estate, avevano visto la locandina di una gara con le ciaspole lunga circa 43km con 2800m di D+.
Poi vengo a sapere che uno dei due si è iscritto e quando durante un breve allenamento questo amico ti invita a farla insieme, il tarlo è ormai partito. Piccolo particolare: non ho mai usato le ciaspole! Approfitto di un breve week-end in montagna per fare un’escursione di circa un paio d'ore su neve fresca -sembra facile penso- capirò solo dopo che il terreno e la durata della corsa che dovevo affrontare erano tutt'altro, non per niente sul sito della manifestazione campeggia il sottotitolo -“THE LONGEST SNOWSHOES RACE IN THE WORLD”- ma il sottoscritto -spikka molto male l'english-
A niente sono serviti gli inviti a desistere di Silvia e di alcuni amici- quando mi metto in testa una cosa sono proprio un testone...un “zucon” come dice il Cesco. A complicare le cose, delle condizioni climatiche e di terreno a dir poco atipiche e cioè:_ poca neve e freddo polare. Il giorno prima ci sentiamo al telefono con Ciano e concordiamo abbigliamento, scorte di sopravvivenza e orario di ritrovo – 3:15 (a.m. naturalmente) -Arriviamo a Pieve di Cadore quando l'alba è ancora lontana, ritiriamo i pettorali, salutiamo qualche faccia nota e soprattutto facciamo il pieno di caffè. L'autobus alle 5 in punto ci accompagna ad Auronzo, località Ribotta, ai piedi delle piste da sci. Dicono che siamo circa 70, forse un po' meno, alcuni impegnati nella staffetta con cambio d'atleta a circa metà percorso. L'organizzazione appare subito all'altezza del compito, il ritiro pettorali alle 4 del mattino è presso il gran caffè Tiziano e la partenza ad Auronzo, all'Art Bar Ribotta, dove è possibile stare al caldo fino a pochi istanti dallo start. Viste le temperature rigidissime, la scelta è da applauso.
Il via poco dopo le 6 è qualcosa di spettacolare, i fiocchi di neve illuminati dalle luci delle frontali, ci accompagnano nel frastuono delle ciaspole che impattano il terreno. Si sale quasi subito, lungo la Val Darin e ci si rende conto che la fatica con questi attrezzi ai piedi sarà tanta, correre, almeno per me, è quasi impossibile. Arrivo dopo quasi 900m di D+ a Pian dei Buoi già molto stanco e siamo solo al 12° km, il the caldo del primo ristoro devi berlo un po' di fretta, appena ti fermi il freddo penetra nelle ossa. La temperatura è proibitiva -18 °C con vento e neve, ma fortunatamente la scelta degli indumenti è stata azzeccatissima, non dovrò cambiarmi fino alla fine. Il dispiegamento di forze umane da parte dell'organizzazione è veramente encomiabile, forse sono loro, fermi nelle posizioni, a patire veramente il freddo. La sicurezza è garantita anche da diversi mezzi cingolati che perlustrano in lungo e in largo il percorso. Solo grazie al loro entusiasmo nell'incoraggiarci e all'allegria del mio compagno di avventura, sono arrivato alla fine.
Il percorso dopo il Rifugio Baion diventa tecnico ed a volte difficile da affrontare con le ciaspole, ma mai pericoloso. Le difficoltà sono forse accentuate dalla carenza di neve e dal ghiaccio – quest'anno una stagione un po' sfortunata. Il 25esimo km è anche il punto cambio per gli staffettisti, da qui si affronta l'interminabile salita a capanna degli alpini, ho la tentazione più volte di togliermi le ciaspole, i piedi cominciano a dolere, ma questo comporterebbe la squalifica e dopo 33km fatti, piuttosto la finisco in ginocchio. Fortunatamente la lunga discesa dalla parte opposta della valle mi restituice un po' di energia e quando arriviamo ad affrontare gli ultimi strappi in salita, la visione dall'alto dell'abitato di Calalzo fa già sentire l'odore dell'arrivo. Solo negli ultimi 400m ci viene permesso di togliere questi attrezzi infernali e giuro, mi è sembrato di volare...
A questa prima edizione siamo arrivati in 43 io e Ciano abbiamo condiviso 10 ore e mezza di vera avventura (44 km e oltre 2000m D+), un'esperienza che salderà ancora di più la nostra amicizia e che ricorderemo, nonostante la fatica, con nostalgia e complicità e con qualche risata davanti alla prossima birra.

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