23.2.16

ULTRATRAIL AIM by ALE PADOVAN...

Immancabile il racconto e alcune foto di Ale Padovan per la sua ennesima avventura del 2016, ecco le sue righe sempre puntuali:
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Esco dal letto alle 5. 
151km di macchina verso Malo, Vicenza all'Ultratrail AIM, dove mi aspetteranno altri 48km di corsa. Mi spinge la curiosità per luoghi che non conosco.
Gran parte del tracciato sarà sterrato, qualche tratto sconnesso, un paio di Kilometri in asfalto.
La distanza è importante e, come sempre, c'è più spirito che competizione.
Si parte alle 8 spaccate e in 500 dopo un brevissimo giro del parcheggio ci troviamo davanti la prima rampa, che sale, diventa cemento, poi strada bianca e infine sentiero. 
Da qui rivedremo l'asfalto dopo 37km. 
Presto il sentiero si fa duro e scivoloso, il fango si incolla alle suole e le rende lisce. 
Ogni passo avanti è mezzo indietro. Fortunatamente si torna a scendere e ritrovo appoggi e e corsa. 
Al decimo sono con Silvia. Si fatica in salita, si chiacchiera, si respira un discesa. 
Finalmente il primo ristoro. Ne troveremo altri quattro. Tutti come questo: ordinato, semplice, abbondante e gestito da volontari premurosi che ti guardano con curiosa ammirazione. 
Anche per loro è la prima edizione.
Il percorso è sempre su e giù, non si sale mai oltre gli 800 metri s.l.m; qualche bel tratto in costa su strada di campagna dove, uscendo dal bosco, ti si piantano davanti le Dolomiti innevate. Giornata spettacolare.
La parte più dura al 25mo, dove dopo un sentiero, quasi verticale, a metà diventa a gradini. 
E devi farteli tutti 202 per arrivare in cima.
Da lì discesa facile prima, tecnica dopo. 
Questa è difficile, lunga e sono stanco. 
Appoggio un piede su una pietra liscia e umida come uno scoglio bagnato e volo. 
Dietro li sento urlare.
Io trattengo fiato e muscoli per riuscire a riprendere l'equilibrio, allargo le braccia in un tentativo di decollo, ma purtroppo finisce secondo quanto previsto da Newton e dalla fisica in generale. Atterro di gluteo e palmo di mano destra. 
Mi rialzo tra l'incazzato ed il vergognato ma i cinque che mi seguono si fermano tutti e, assicurati che sono ancora efficiente, mi fanno riprendere la discesa di corsa. 
Fatto quasi niente. Quasi. 
Torno dritto e cerco di rendermi di nuovo dinamico e si riparte.
Ultima salita, stavolta facile e su asfalto, solo un paio di kilometri che passo chiacchierando con Alfonso di Vicenza. 
35 anni, barba ieratica, tatuaggi da pinup e magrezza da efebico. È sfinito, ma ormai ne mancano solo 9. 
Appena spiana lo invito a correre "sì... non c'è nessuno e qui dobbiamo aiutarci tra di noi, andiamo" mi dice. 
Arriva con me all'ultimo ristoro, mi da una pacca sulla spalla, mi ringrazia e dice di andare. 
Qui mangia, qui si riposa, da qui se la prende comoda.
Ultima discesa dolce nella campagna tra case coloniche e prati. All'arrivo ne mancano 3. Tutti in maledetta pianura, dopo 1900 metri di dislivello tutto quel piano ti sembra un affronto alla fatica. E li tengo duro. Ma tanto duro. Continuo a correre, nel mirino chi mi precede a 2/300 metri. Piano piano lo recupero, gli arrivò di fianco a 50 metri dall'arrivo. No, non ha senso passarlo. Rallento.
È andata 48,700 mt, 1890D+ in 6h20'02'. Mi siedo e poi distendo sul prato guardo in alto e un po eroe mi sento.
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Grazie anche a Walter Possamai, con il suo gazebo itinerante per il trail del Gevero 2016, per le altre foto dei nostri atleti che hanno partecipato a questa prime edizione: Silvia Guido e Silvia Bolognini e il buon Luca Giuriato!!






















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