6.8.08

RACCONTO DELLA CAMIGNADA 2008 2

By ANDREA BOLZAN

Camignada : altra gara in montagna, altra novità assoluta, altra sfida contro me stesso e, ne sono sicuro, sarà altro spettacolo.
Arrivo ad Auronzo, breve sistemazione in albergo, giro in paese, incontro con gli altri ragazzi del gruppo ed è già ora di ritrovarsi per la cena fissata all’ agriturismo "BOMBASSEI" poco lontano.
Finita la succulenta cena, sotto una abbondante pioggia ci diamo l’arrivederci a "tra qualche ora" tra chi rientra a Misurina e chi, come me, ad Auronzo.
Appena parcheggiato sento rompere il silenzio della notte, la batteria e le chitarre della cover band di Vasco Rossi in concerto al palaghiaccio e una smania di "fare quattro salti" mi assale in maniera incredibile. Il tempo di sistemare le mie donne in camera, e sono già fuori nel piazzale per testare personalmente il concerto, perchè già so che non potrò mai andare a dormire senza essermi reso conto dello spettacolo che sta andando in scena lì dentro. Il mio giro però non dura tanto, forse al massimo 10 min perché non è poi un gran che e allora decido di ritirarmi perché all’indomani mi attende tutto un altro tipo di spettacolo.
La sveglia suona alle 5.30, mi preparo al meglio, scendo a far colazione perchè lì ho l’appuntamento con Roberto ed è già ora di incamminarci alla fermata dell’ autobus che ci porterà in quel di Misurina, zona di partenza.
In autobus c’è una strana quiete, nessuno parla o scherza come al solito, anch’io e Roberto siamo ammutoliti. Gli chiedo se è teso (lo sono anch’io, anzi forse un po’ preoccupato perché non so bene cosa mi attende), lui risponde affermativamente e allora cerco di sdrammatizzare facendogli vedere il luogo della cena di poche ore prima, le vette più alte che ci circondano, ma questo lo mette ancor di più in apprensione.
Scendiamo dall’autobus, facciamo la fila per la punzonatura alla partenza, sistemiamo le ultime cose, consegnamo le sacche e subito incontriamo gli altri ragazzi del gruppo con i quali ci avviamo verso lo striscione di partenza. Neanche fatti due passi e si materializza davanti a me una sagoma arancione che con un accenno di sogghigno mi saluta: Adelchi il mio incubo alla Transcivetta, colui che grazie ad una mia sosta prolungata al ristoro, mi ha battuto di un niente. Ma da dove è sbucato? Mi sembrava che non fosse neanche iscritto…. per un attimo mi viene da pensare ad un sosia con le stesse vesti, ad un clone che mi segue in ogni dove.
Ecco: partiti! Già dopo i primi passi, di tutto il Mercuryus resto solo con Marco (Rejio), Luciano, Valeria, Ilaria e Matteo. Ben presto Marco avanza e passo dopo passo lascia la compagnia e se ne va veloce sul sentiero verso il rifugio Auronzo, primo obiettivo di giornata. Non mi resta quindi che aggregarmi all’allegro gruppetto delle sorelle Ulian, Luciano e Matteo e decido allora che buona parte della gara, se non tutta, la correrò al loro fianco.
E così faccio: salgo con il mio passo e quando vedo che loro sono un po’ indietro mi fermo ad aspettarli, approfittandone per ammirare con il naso all’insù, lo spettacolo circostante.
In sequenza raggiungiamo il rifugio Auronzo, poi il Lavaredo, quindi, dopo aver percorso un sentiero stretto tra le rocce con tanto di passaggio su un ponticello sospeso nel vuoto, arriviamo al Locatelli. Sosta al ristoro e via di nuovo verso il prossimo che si conquisterà dopo una dura salita. Infatti dopo una breve e divertente discesa il sentiero sale subito nel bel mezzo di un ghiaione fino alla forcella, dove si intravedono gli altri runners come piccoli puntini in movimento. Mentre salgo mi raggiunge Luciano al quale chiedo se sa dove sia Roberto, mentre di Adelchi so già che è avanti….
La sua risposta conferma una mia sensazione: dovrebbe essere dietro e quindi stavolta che sono in vantaggio starò ben attento a non farmi raggiungere!
Intanto siamo al rifugio Piani di Cengia punto più alto della corsa e dopo un altro passaggio su ponticello di legno e altra dura salita siamo al Comici. Mentre salivo con buon passo in compagnia di una ragazza, valida e decisa podista, di tanto in tanto mi giravo per vedere la posizione del resto della truppa Mercuryus che marciava sotto di me. Matteo travestito da trattore scarenato con sole 2 gambe motrici, ora trainava, ora spingeva verso la sommità le quote rosa del gruppo.
Una volta arrivato all’ultimo rifugio della giornata (il Carducci) e dopo aver girato come una trottola un paio di volte su me stesso sempre con il naso all’insù, decido di iniziare la discesa da solo, visto che l’allegra compagnia ancora non si vedeva.
Il primo tratto è di puro divertimento nel mezzo del ghiaione: salti e falcata lunga per far sentire il rumore dei sassi tra lo spavento di chi mi precedeva e tornante dopo tornante chi ti incontro? La simpatica donzella che poco prima avevo scortato nell’ultima salita, anche lei per nulla intimorita dalla discesa, ed in dolce compagnia scendo questo lunghissimo sentiero fatto di passaggi tra cespugli, bosco, ancora pietre ed inoltre devo anche guadare un impetuoso torrente che taglia la nostra strada, nel quale immergo le mani per cercare refrigerio (e che refrigerio…) e per dissetarmi. Insieme raggiungiamo e superiamo parecchi atleti un po’ più prudenti e forse meno pazzi di noi, ma se devo rallentare ed andar piano non riesco a divertirmi. La mia compagna d’avventura per 3-4 volte rischia di cadere tentando di inciampare e mettendo male i piedi, la invito a fermarsi se si sente stanca, ma lei niente, giù più forte di prima e io naturalmente le sto in scia. Ma dopo pochi passi in un attimo è distesa sul sentiero ma incredibilmente senza nemmeno un graffio, come un felino si rialza e via ancora. Mi chiede se voglio passare avanti, ma io, da buon cavaliere, le lascio la precedenza così da avere un ottimo punto di riferimento….
Una volta finita l’impegnativa discesa, ci sono ancora da percorrere quei pianeggianti 5 km che si fanno sentire nella gambe ormai stanche. Cerco di non pensare a quanto manca al traguardo, ma i cartelli con il count down chilometrico mi rinfrescano la memoria e con andatura lenta ma regolare, inizio a recuperare un gran numero di concorrenti, tra i quali anche Marco (il Rejio) che con non poca fatica cerca di raggiungere la meta.
Gli ultimi metri sono come al solito belli ed emozionanti, con la gente intorno che ti applaude. Incontro Marika con Alenia addormentata che mi scatta la foto ed ormai è fatta.
Una volta tagliato il traguardo un solo pensiero mi assale: fra quanto arriverà Roberto? Chiedo a Manuela, sua moglie, se sa qualcosa attendendomi da lei una risposta del tipo:" non l’ho ancora visto, arriverà tra poco". Lei invece in tutta scioltezza mi risponde che già da un bel po’ è arrivato e si sta cambiando. NOOOOOOO!!!! Anche stavolta ha vinto lui, ma un po’ anch’io mi sento vincitore della sfida contro me stesso, su un terreno che solo qualche mese fa credevo non facesse per me.
Ora è arrivato il momento di andare in vacanza e per un po’ staccherò la spina proprio del tutto, ma ogni tanto un pensiero mi ronza nella testa: sarò ancora capace, ma soprattutto mi piacerà ancora correre maratone e mezze sull’asfalto, e come spettacolo circostante solo asfalto e cemento? Boh staremo a vedere…
Un ennesimo ringraziamento va alle presidenze, a tutti i componenti e alle sostenitrici di questo pazzo gruppo. Buone vacanze a tutti!

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