30.8.15

LELE + e la sua PBP 2015 in bici...

PBP 2015 - Un sogno realizzato

Da quando mi sono interessato alle ultra-distanze in bicicletta, tre corse hanno subito attirato la mia attenzione, ma soprattutto una è entrata a far parte dei miei sogni ricorrenti: la Paris-Brest-Paris. 
I motivi sono tre: 
Il primo è che fa parte della storia del ciclismo, una corsa nata nel 1891
Il secondo è che ha sede in Francia, un paese dove il ciclismo è nel cuore della gente
Il terzo è che forse poteva essere alla mia portata, in termini di sforzo fisico e preparazione da affrontare.

La definiscono l'olimpiade delle randonnée, ma a me questo termine non piace, se non nel fatto che partecipa gente da tutto il mondo. Sta di fatto che si corre con la maglia della nazionale di cui si fa parte solo se ci si qualifica con i brevetti necessari per partecipare a questa manifestazione, cioè  nello stesso anno bisogna effettuare 4 randonnée di 200, 300, 400 e 600 km 

Quest'anno ai nastri di partenza eravamo in 6000, di cui 345 italiani. 
Il percorso è su strada, generalmente poco trafficata da Parigi a Brest e ritorno, 1230 km circa e 11.000m D+ ed il tempo massimo è di 90 ore, con vari cancelli orari lungo il percorso.
Dimenticavo, si corre ogni 4 anni, un'altra cosa in comune con l'olimpiade. 

Non nascondo che ero molto motivato in questa impresa ed è proprio grazie a questo che l'ho portata a termine.

Avevo letto tutto quello che si poteva leggere sulla PBP, ma l'emozione di esserci è qualcosa di indescrivibile. Si respira ciclismo ovunque, per strada, tra la gente, persino nelle boulangerie aperte ad orari impossibili, per non parlare dei ristori spontanei e gratuiti offerti dai francesi anche in piena notte, che spettacolo! 
Si! è stato addirittura meglio di come me l'ero immaginata, una solidarietà d'altri tempi, anche tra partecipanti, che si fermano tranquillamente se un altro ciclista ha qualche problema e che sorridono anche nella stanchezza. Nell'educazione ciclistica dei francesi, che con le auto attendono tranquillamente di avere la visuale, per poi superarti allargandosi ben oltre il metro e mezzo consigliato. Nei bambini, mai stanchi di applaudire e darti il cinque e gioire quando riesci a darglielo. 
Non avevo idea di come gestire una corsa così lunga, quando la stanchezza avrebbe preso il sopravvento, costringendomi a riposare. 
Sono partito alle 19:15 di domenica 16 agosto ed almeno la prima notte, mi son detto, si fa pedalando. La notte nella campagna Francese è veramente fredda ed i primi problemini di stomaco sono arrivati all'alba, mi raggiunge in quel momento Carmine, un simpatico ragazzo napoletano, conosciuto la sera prima in albergo, anche lui pieno di freddo, ci fermiamo al primo bar dove scopro il toccasana per scaldarmi, una bella soup. Ripartiamo assieme, ma dopo un po' preferisco procedere con il mio ritmo e saluto Carmine. 

Si formano spesso gruppetti spontanei di ciclisti, basta scegliere quello che ha il tuo ritmo ed aggregarsi, è qui che scopri i modi diversi di andare in bici a seconda della provenienza di chi è in sella, modi concepire il ciclismo diversi, ma ti accomuna sempre la fatica e la passione. 
Si scambia spesso qualche parola, anche se il mio inglese non mi permette grandi discorsi, ma non ci si sente mai soli.
L'organizzazione è paurosa, ad ogni controllo si trova da mangiare, self service e bar, docce, dormitorio, punto medico e punto meccanico, tutti i volontari disponibili e sorridenti, meglio di così!

Riesco a fare prima di dormire quasi 500km, dormire si fa per dire, per 2 ore circa,  in un dormitorio non proprio silenzioso. Dormirò in tutto 6 ore circa in 4 notti, non proprio un gran riposo. 
L' arrivo a Brest è qualcosa di spettacolare, dal ponte che collega la città alla terraferma l'oceano si rivela in tutta la sua grandezza, e sembra darti un po' della sua forza per tornare indietro.

Faccio anche il pieno di crepes alla nutella e riparto alla volta di Parigi.
Il percorso fatto al contrario non sembra lo stesso, i continui sali scendi spezzano il ritmo e la fatica si fa sentire. 
Incontro un ragazzo di Roma e chiacchierando facciamo un po' di strada assieme, ci diamo una meta per il riposo notturno e riusciamo a raggiungerla prima della mezzanotte, 840km Quédillac, mj merito una doccia e due ore di riposo. 
Ripartiamo assieme, ma ben presto mi si infiamma il tendine d'achille sinistro e devo rallentare, lascio andare il mio compagno e proseguo lentamente, sforzando prevalentemente la gamba destra. 
A mattina inoltrata mi affianca Santino (nome non casuale), gli spiego il mio problema e subito mi propone la sua pomata miracolosa, che lui si spalma regolarmente sulle ginocchia, grazie a questa il dolore passa leggermente e riesco di nuovo a spingere un po' anche con la gamba sinistra.
Continuiamo la strada assieme e arriveremo fin quasi alla fine.

A circa 300 km dalla fine ho un altro problema fisico, ben peggiore del precedente, i muscoli di collo e spalle sono ko, non sorreggono più la testa ed inizia la sofferenza. 
Mi aiuto come posso, guidando con una mano e sorreggendo la testa con l'altra. Non so dove ho trovato la forza per continuare, il dolore era insopportabile e due massaggi fatti ai punti di controllo non sono serviti a niente. Mi ripetevo continuamente la massima di un mio caro Amico: "il dolore passa, la Gloria rimane" , e continuavo a pedalare. 
La media scendeva inesorabilmente e l' ultima notte ho riposato (per terra) solo un'ora, per avere un margine di sicurezza per l'arrivo, il margine però in quelle condizioni, non è mai sicuro. 
Gli ultimi km li faccio a media podistica e per di più sotto l'acquazzone, forse quella pioggia non è stata casuale, è servita a nascondere le lacrime di gioia al traguardo ed a farmi sentire più forte di come in realtà sono. 


Un' esperienza indimenticabile che è bella anche nel termine che si usa per chi porta a termine questa impresa, non il solito finisher, ma "ancien" , la Storia è questa!   



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