Si, due mesi. Dopo aver concluso questa “Corsa”, in
cui avrei voluto fermare un po’ il tempo, prima di percorrere gli
ultimi 10 metri di quel affollato viale d’ arrivo a Cesenatico, per
assaporare tutto al meglio, non so bene perché, come
altre volte di solito faccio, non ho scritto subito qualcosa.
Avrei voluto dire di getto, nei minimi
particolari, ciò che ho fatto e quale marea di sensazioni ho vissuto,
ma qualcosa mi ha trattenuto.
Credo di aver inconsciamente pensato di risparmiare
(forse vista l’ età) qualcosa da raccontare, se avrò questa fortuna,
solo ai nipotini .
I figli, tante delle cose che fai le possono
vedere, ai nipoti gliele devi narrare e questa forse mi deve essere
sembrata una bella favola. Quindi sarà una loro esclusiva.
Certo, a fronte di tante domande che mi sono state
rivolte, qualche cosa ho menzionato, ma credetemi ben poca cosa rispetto
a quanto si può provare in una “gara” così.
Faccio, di buon grado, alcune riflessioni solo per
capire ciò che mi ha portato ad affrontare questa “avventura”. Sono
stato spinto principalmente dalla curiosità.
Volevo vedere le reazioni del mio fisico durante il
metabolismo di una intera giornata passata correndo, convinto che
comunque a qualcosa sarebbe servito.
O avrei capito che non sono fatto per certe cose, per sostenere determinati sforzi, o che sono fortunato di poterlo fare.
Volevo comprendere come qualche nostro amico ( il
Cesco, la Vale,Ivan), prima di me, aveva fatto e cosa ci vuole per
riuscire a percorre quei 202 Km , per superare quei 3000 metri di
dislivello che fanno valicare i mitici 9 colli che
si incontrano lungo questo percorso. Alla fine ce l’ho fatta anch’io, ma
come bisogna fare e cosa ci vuole non l’ho comunque ben capito lo
stesso.
Ho forse compreso però perché mi piace correre per
molto tempo. Le 22 ore e 50 minuti che mi sono servite per arrivare
alla fine, sono state lunghe, interminabili e proprio per questo mi
sembra di aver vissuto di più, di aver rallentato
la mia vita. Per quel tempo mi sono sentito una persona migliore, quasi
come vorrei essere e che in realtà non sono:
paziente, molto paziente, quando normalmente basta
una virgola girata dall’altra parte per farmi agitare, quando 3 macchine
davanti è già colonna infinita,
coraggioso, quando di solito appena avverto
situazioni di pericolo me la faccio sotto, magari le affronto lo stesso,
ma farlo con qualcosa che spinge dietro non è una bella sensazione,
forte, anche fisicamente, quando invece sono una
mezza s…. e ogni fatica che non sia la corsa mi devasta. Si forse è per
questo … forse.
Prima di partire ho scritto ad Alberto, in risposta
al suo messaggio di buona fortuna, che non ero sicuro di niente, ma che
gli stati di incertezza ti fanno stare vigile e tirano fuori il meglio
di noi.
Ed è stato semplicemente così.
E’ notte ed è molto buio, mi giro un attimo e vedo
delle luci: “Non saranno mica le lampade frontali di altri atleti che mi
stanno per raggiungere e superare?” Ah no, è solo il luccicare delle
lucciole ….
Che bel ricordo.
Danilo